Un sindaco a chilometro zero

Un sindaco a chilometro zero

Intervista a Silvano Zaccone Sindaco di Pignone (SP)

Pignone è un tranquillo comune alle spalle della costa ligure delle Cinque Terre, arretrato di alcuni chilometri rispetto a Monterosso, piuttosto isolato tra colline boscose. Vicino alla via Aurelia, non troppo distante dalla Spezia, assai frequentato in occasione di sagre e manifestazioni. Pignone ne offre parecchie, assieme a percorsi paesaggistici e a produzioni tipiche. E’ il porto sicuro dell’interno per chi vuole evitare l’affollamento turistico della costa.

Silvano Zaccone ne è il Sindaco, al termine del secondo mandato: viene naturale chiedergli se alle prossime elezioni del 7 giugno si ripresenterà in lista, come “sindaco ombra”, per continuare ad amministrare dietro a qualche nome di facciata. Oramai, si sa, è prassi diffusa.

Ma niente affatto! Quando si parla di ricambio, il ricambio deve essere reale. Oltretutto, ci sono donne e uomini assessori, validi e giovani. Abbiamo condiviso un percorso che proseguirà oltre il mio mandato in scadenza. Io poi intendo continuare a valorizzare il territorio all’interno di un consorzio, “Il Cigno” che vede coinvolti soggetti pubblici, privati, dell’associazionismo, delle professioni (NdR: il cigno è l’emblema della “liguricità”).

La “ricetta” per uno sviluppo che sappia conciliare gl’interessi dei residenti, dei visitatori e dell’ambiente.

La nostra scelta è per un turismo di qualità: scolastico, culturale, eno/gastronomico, del tempo libero e dell’ escursionismo. Destinato al tipo di utenza che vuol conoscere un territorio per quel che è realmente, non un territorio taroccato che si espone attraverso i mass media, presentandolo come unico quando non lo è. Nel nostro caso, parlare di liguricità significa marcare la differenza e la tipicità pur rispettando le persone che vi abitano, quelle che vengono o che vi si trasferiscono da immigrati. Bisogna far convivere la cultura della specificità con l’arricchimento dato dalle diversità. Cosa chiediamo a chi viene? Rispetto per la nostra identità che mettiamo a disposizione attraverso il territorio, l’area carsica, il castellaro, le necropoli, i vecchi “mangiari” e le antiche espressioni culturali. Il turismo ci è indispensabile ma, perché non sia invasivo, optiamo per accordi con operatori di agenzie specializzate su scala ridotta: piccoli gruppi, con interessi tematici e su mezzi di trasporto che la nostra viabilità carente possa reggere. La viabilità a tutt’oggi resta un problema, ma le scelte prioritarie per noi sono state innanzi tutto di tipo ambientale: abbiamo rifatto la rete idrica (c’era dispersione, mancavano i contatori) e quella fognaria (gli scarichi erano a cielo aperto, di depurazione si sapeva nulla!). Ora l’impianto è terminato e in fase di collaudo. Attualmente sperimentiamo la raccolta differenziata dei rifiuti gestita direttamente dal Comune, per verificarne il risparmio e l’efficienza rispetto ad altre soluzioni

I “fiori all’occhiello” nell’offerta all’esterno.

Sono in genere legati alle stagioni. Il “Maggio”, uno dei più antichi retaggi storici. Il “Ben dei morti”(2 novembre), come giorno in cui si ricordano i morti attraverso i vivi. Un tempo la finalità era di donare ai meno abbienti qualcosa da parte degli abbienti. Una ricorrenza che attualmente si conserva qui, in Alta Val di Vara, in aree dell’Appennino e a Castelpoggio (sotto le Apuane, in comune di Carrara). Manifestazioni che vengono mantenute grazie alle associazioni, e quindi rappresentano un importante biglietto da visita con valore aggiunto. Chi viene deve vedere un territorio non fotocopia di altri, con caratteristiche d’interesse per la mente oltre che per il corpo. E poi per farsi conoscere occorre una ricettività di qualità, non eccessivamente onerosa, equilibrata come costi, rispettosa e dove le persone siano anche un po’ sorridenti.

La specificità di alcune colture agricole e la politica comunale di promozione e sostegno.

In questi ultimi anni l’agricoltura è spesso stata vista come residuale. La nostra, poi, è agricoltura di nicchia e quindi posizionata su piccole aziende. Per svilupparla e darle dignità, abbiamo adottato il piano di sviluppo rurale che finirà nel 2013, ma con una valenza aggiuntiva. Nel 2000 abbiamo pensato la manifestazione “Gli orti di Pignone”: una mostra mercato non solo sui prodotti tipici ma anche sull’enogastronomia e sulla riflessione storica. Individuando i vecchi prodotti sopravvissuti nel tempo, ne abbiamo ripristinato la coltivazione, inserendone ben undici nell’atlante regionale delle tipicità locali. Sono prodotti di trasformazione, come gl’insaccati, e della terra: la patata, i fagioli autoctoni (cinque tipi), la cipolla, un tipo di granturco che si sviluppa anche in periodi di siccità, piuttosto basso. Da ciò è partita un’associazione di produttori che prelude a un prossimo consorzio. L’obiettivo è di far capire che occorre dotarsi di regole e disciplinari per dare valore al prodotto. Un cattivo prodotto sbandierato come buono dequalifica un territorio.

Le ultime iniziative….

Si mira, attraverso i giovani, a recuperare i terreni incolti; alcuni proprietari sono stati contattati perché li cedano in affitto; l’idea è di creare una rete di piccole aziende dei prodotti tipici ed anche di piccoli frutti, per arrivare ad uno yogurt “tutto bio della Val di Vara”, in accordo col caseificio sociale di Varese Ligure. L’associazione dei produttori ha aderito a Terra Madre e di recente ha stipulato un accordo con le imprese eno/gastronomiche presenti nel Comune per la valorizzazione in tavola del prodotto locale. L’iniziativa in corso – tra gennaio e aprile 2009 – è denominata “Inverno a tavola”. Sempre nell’ottica di un coinvolgimento comunale su temi “limitrofi” all’agricoltura, abbiamo in corso un check up con la provincia per la rilevazione dell’amianto nel nostro territorio e un programma triennale sperimentale che parte a breve per la riduzione degli ungulati. Ciò presuppone una sinergia tra cacciatori e agricoltori, faticosamente raggiunta attraverso assemblee pubbliche.

La trasparenza comunale e il coinvolgimento della popolazione.

Per il primo aspetto, la certificazione Emas e un ripensamento dell’organizzazione del lavoro della struttura comunale. Non si è ancora raggiunto l’obiettivo finale; per una vera trasparenza anche la modifica di un piccolo apparato richiede tempo ed altro tempo è necessario per adattare i risultati alla certificazione ambientale (con tutto ciò che ne consegue in termini di comportamenti virtuosi da parte dell’ente).
Sui problemi della partecipazione questo è un Comune anomalo in senso positivo e mi auguro che lo sia ancora per il futuro E’ forte la partecipazione della gente e folta la presenza dell’associazionismo. Se questa ricchezza si perde o viene vanificata da atteggiamenti negativi di singoli o di gruppi, addio! Il volontariato sta al di sopra delle parti, non è patrimonio del sindaco o dell’opposizione. Ma rappresenta una risorsa fondamentale per i comuni piccoli a rischio di chiusura, per una politica che non aiuta le aree svantaggiate ma tende a colpirle. L’ultimo esempio è del gennaio scorso: per i danni atmosferici ci siamo dovuti arrangiare da soli, è stata carente pure la Protezione civile. D’altro canto i danni sono tanti e tali perché manca una cultura di prevenzione. Il territorio è oramai massacrato e, quando si verificano le calamità, si crede di risolvere il problema con qualche soldo, tamponando qua e là. Il problema del dissesto idrogeologico imporrebbe invece una scelta di fondo che rappresenta un salto, un cambiamento culturale per il nostro Paese.

Lo sviluppo edilizio in rapporto alle caratteristiche del territorio.

Negli ultimi anni vi sono state la ristrutturazione di un villaggio abbandonato (Battipagliano), e la costruzione ex novo di un villaggio a Monti. Nel primo caso si è trattato del bel recupero di un antico borgo storico con un limite( non per colpa dell’amministrazione comunale): purtroppo è fallita la cooperativa che stava costruendo secondo un modello di borgo aperto e la società subentrata, nonostante risultati architettonici validi, l’ha trasformato in un condominio chiuso e questo è un limite.
Per quanto riguarda il nuovo villaggio di Monti, va ricordato che in questo comune- ritenuto marginale – per fortuna non sono mai stati fatti grandi progetti invasivi e, anche attraverso il nuovo PUC, l’ incremento abitativo non dovrà risultare cementificazione. Agiamo con una logica opposta a quella che negli anni ’80 aveva fatto costruire sul territorio comunale il villaggio di Puin, concepito “alla milanese”, dove 50 appartamenti sono diventati 100 col condono. Oramai l’edificato non si può demolire, ma poiché il piano regolatore prevedeva un’espansione ulteriore nella stessa zona, abbiamo ragionato per costruzioni rispondenti ai canoni tradizionali della Liguria dell’entroterra. E’ nato un gruppo di case aperte, coi muretti a secco, in mezzo alla campagna, I Giardini di Giulia. Una volta completato l’edificato, basta costruzioni. Non lo vogliamo noi ma neppure il costruttore/progettista, un emiliano, il quale afferma che – arrivando in un contesto altrui – occorre averne rispetto, evitando di piegarlo alla propria volontà o di banalizzarlo.

Per condividere la pianificazione

A Monti si accompagnano due elementi di contorno: terrazzamenti in sasso che riprendono le caratteristiche dell’entroterra ligure con la messa a dimora di piante officinali (l’attività dell’imprenditore si lega alle specificità del territorio) e un parco ludico per valorizzare la collina all’interno del bosco, un parco tematico per residenti e per chi, stanco di mare, cerca la tranquillità dell’entroterra. Niente d’invasivo, vialetti e funi aeree funzionali a una visione piacevole di uso sociale. Il nuovo piano regolatore prevede non a caso l’eco/compatibilità. Abbiamo scelto due architetti giovani che ne sono fautori entusiasti e coinvolto le persone attraverso pubbliche audizioni durate parecchio tempo, oltre un anno. Il PUC è un piano da condividere, ha un suo percorso ed è soprattutto da far capire e da discutere con la gente. Tutti hanno potuto fare osservazioni e proposte: al 99% abbiamo trovato un accordo. Risultato? Un PUC partecipato.

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redazione

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