Palmaria e Porto Venere, le dismissioni delle aree militari
di Saul Carassale
Da tempo si sta trattando la cessione di una parte dei lotti “militari” presenti nella provincia spezzina e la recente visita alla Spezia del Sottosegretario Corsetto ha rappresentato una importante vidimazione. Da quanto trapelato nella conferenza, tra le aree in discussione vi sarebbero anche i forti dell’isola Palmaria, forti in parte già riscattati e salvaguardati (bene o male è un altro discorso) e sofferenti di grave degrado nella parte tuttora di proprietà demaniale o militare.
Se non sono state male intese, le conclusioni dell’incontro col Sottosegretario aprono senza esitazioni a “riconversioni” turistico ricettive, oltrepassando quel limite, da sempre ritenuto invalicabile, che vincolava ogni intervento possibile sulle strutture coinvolte al solo utilizzo storico o culturale (centri studi,musei,centri ambientali,ostelli) a garanzia di “nessun metro quadro in più di cemento” sull’isola.
Prima che si possano aprire varchi pericolosi per interventi maldestri a danno di quel che resta di un grande patrimonio architettonico e storico della Regione Liguria, va ricordato che nel Comune di Porto Venere esiste una formidabile concentrazione di edilizia militare (peraltro di omogenea età); un patrimonio che nel suo insieme, ma a maggior ragione relazionato a quel che è ancora presente a La Spezia e Lerici, potrebbe risultare appetibile anche turisticamente (storicamente lo è comunque). Se riconvertito malamente (o snaturato, o demolito) certamente no.
La lettura di un vecchio volume, scritto dal compianto architetto Marmori, può chiarire bene le idee in questo senso. In elenco le strutture presenti nel solo territorio comunale di Porto Venere.
– Forte Muzzerone (attualmente usato come poligono dagli incursori)
– Forte Castellana (Usato come stazione radio MM)
– Fortificata del Pezzino (polizia, cnes)
– Forte del Pezzino alto (attuale canile)
– Resti dell’antico Lazzaretto
– Area fortificata della Punta di S.Maria
– Forte di S.Maria
– Area fortificata di Punta della Castagna
– Area fortificata della Punta del Varignano (Tutti questi sono all’interno della base ComSubin)
– Torre Scola
– Area del forte Cavour
– Batteria Conte di Cavour
– Area del forte Umberto I
– Batteria Umberto I
– Castello e Faro dell’isola del Tino
Nel dettaglio poi le strutture più appetibili per le cosiddette “riqualificazioni turistiche”, quelle esistenti sull’isola Palmaria:
– Batteria semaforo (o Stazione Segnali); terminata nel 1890 per la difesa esterna del golfo, era una delle batterie ‘alte’. Con i tiri curvi degli obici, doveva colpire i ponti delle navi nemiche. Durante gli anni ’30 viene trasformata in batteria antiaerea con il nome di Batteria Sperimentale del Semaforo; viene dismessa nel 1962 ed adibita a centro di educazione ambientale.
E’ il “CEA” del Comune, quello che stanno sistemando ora e che aveva già avuto una sfortunata sistemazione circa 15 anni fa, con grave danneggiamento della impermeabilizzazione delle sale interrate a causa di una inopportuna modifica strutturale. Negli anni scorsi se ne era progressivamente ridotto l’utilizzo come Centro studi ed Ostello a causa della quasi assente manutenzione da parte dell’amministrazione locale;
– Forte Cavour (o Forte Palmaria); posto sulla vetta dell’isola, viene progettato tra il 1857 e il 1859 e presenta notevole interesse per il sovrapporsi di elementi legati all’evolversi dell’architettura militare; alla struttura originaria si aggiungono infatti una batteria nel 1880, un’altra agli inizi del secolo, postazioni antiaeree negli anni ’30. Al di sotto del piano di campagna dovrebbero ancora essere presenti le strutture in cemento armato legate ai locali di tiro e di vita del personale. Non viene citato in nessun progetto specifico, è il più grande, le strutture che “dovrebbero” in realtà
“sono” , seppure in cattivo stato;
– Torre Corazzata Umberto I (o Forte Umberto I); posta sulla Punta Scuola e costruita tra il 1887 e il 1890, fa parte delle batterie ‘basse’, armata cioè non con obici, ma con cannoni capaci di rivaleggiare con le artiglierie navali. Il nucleo difensivo era infatti costituito da una cupola in ghisa costituita da 13 piastre del peso di 87.5 t. ciascuna, ove era alloggiata una coppia di cannoni Krupp da 121 t. ciascuno. L’ampiezza di tiro andava da Marinella a Porto Venere (270°) e l’energia motrice necessaria al movimento della struttura era fornita da un impianto a vapore, alimentato da quattro caldaie. Nei primi anni ’50 l’impianto viene dismesso e trasformato in carcere militare per poi essere abbandonato fino al notevole intervento di recupero compiuto da Provincia e Comune negli ultimi anni. Purtroppo, al termine della convenzione con l’associazione “Mare Nostrum” la batteria è in totale abbandono per l’assenza di qualsivoglia gestione quotidiana;
– Torre Scola (o Torre di San Giovanni Battista); è contemporanea all’allargamento del castello di Portovenere, al castello di San Giorgio a La Spezia, al rinforzo del castello di Lerici e alla fortezza di S. Maria delle Grazie. Il compito era di battere il seno dell’Olivo che risultava defilato dal tiro del castello di Portovenere e, dal punto di vista strutturale, l’inclinata struttura pentagonale, unita allo spessore della muratura (4m in media), risponde alle necessità di resistere ai nuovi tipi di artiglieria dell’epoca (inizi XVII). La struttura subisce un distruttivo bombardamento nel 1800 e decade dalla funzione difensiva fino al 1915, quando la Marina Militare vorrebbe demolirla, ma l’intervento di Ubaldo Mazzini salva il rudere che, in seguito, diviene sede di faro segnaletico. Si deve attendere il 1976 per l’avvio di radicali lavori di restauro e consolidamento delle murature superstiti; i lavori terminano nel 1980, restituendo, con una procedura di intervento accurata e leggibile, dignità e fruibilità alla fortificazione.
Non occorre essere esperti di storia militare, o di valorizzazione del territorio per rendersi conto della valenza storica. Ma è davvero impossibile pensare ad un utilizzo che lasci le strutture intonse nella loro storicità? E’ così difficile in questo territorio mantenere quel che di buono è già presente, magari renderlo fruibile, visitabile, esportabile (nella sua unicità) e non ridurlo a mera infrastruttura ricettiva? Così da non perdere quel poco di storia recente che ancora si può leggere, e in modo accurato, nei nostri luoghi.
come Italia Nostra Spezia siamo anche noi convinti che una frettolosa dismissione della Marina MILITARE , SENZA FARE UNA SAGGIA E AGGIORNATA PROGRAMMAZIONE DEL DESTINO DELL’ISOLA, POTREBBE portare più guai che benefici:
siamo convinti che un turismo educato e compatibile apprezzerebbe le coste e il mare della Palmaria, specie se venissero ripuliti e rinaturalizzati entrambi (specie per il mare il pericolo inquinamento e moria della biocenosi è sempre imminente…e ahimè attuale..) Del resto la prima richiesta del turista moderno è per un mare e una costa se non incontaminati, almeno presentabili! Alcune LEGGERE E COMPATIBILI STRUTTURE PER OSPITARE un turismo NON DI MASSA si possono prevedere senza che portino un grosso impatto, con adeguato progetto, SEMPRE che si voglia veramente ciò..Chiamiamo paesaggisti e architetti di provata fede ecologista per suggerimenti..
serena spinato
Italia Nostra Sp
Sono nato 59 anni fà nel comune di Lerici ,vivo da 50 a Padova ,però sento che le mie radici sono nel mare del Golfo dei Poeti.Sono pienamente d”accordo che sarebbe opportuno rivalorizzare l”enorme quantità di ex fabbricati militari che ormai sono in abbandono nella provincia della Spezia .Credo che con la crisi finanziaria di questi ultimi tempi non ci sia per niente la possibilità economica per salvare dal degrado questi siti pieni di storia passata ma se si vuole tutto è possibile.Vi ringrazio per quello che avete scritto nel vostro sito che tornerò a visitare per conoscere altre notizie sulla mia terra natia, GRAZIE.