Raccogliamo e rilanciamo due appelli

(a cura della redazione)

 

  1. Il mese di marzo del 2016 si è chiuso con una notizia che colpisce: la richiesta di un’interrogazione parlamentare contro la Rai e il meteorologo Luca Mercalli, responsabili di aver mandato in onda e curato, in una puntata di “Scala Mercalli” dedicata all’ecologia dei trasporti in Italia e all’estero, anche un servizio sulla TAV Torino-Lione. La richiesta di interrogazione parlamentare, a cui hanno fatto seguito due lettere ai vertici Rai da parte del Commissario del Governo per la TAV Paolo Foietta e del direttore TELT Mario Virano, fa leva sulla parzialità del modo in cui il progetto sarebbe stato presentato e sul “conflitto d’interessi” del conduttore, notoriamente critico sul tema TAV.

Chi però ha potuto guardare la trasmissione (nonostante il suo spostamento in tarda serata) ha sentito le voci di esperti qualificati: fisici, ingegneri, magistrati, naturalisti, geografi. Senza concessioni a posizioni “estremistiche”, il servizio è stato preparato con dati seri e rappresentativi della questione affrontata, condotto con toni pacati ed equilibrati, esprimendo considerazioni che per una volta tenessero in conto le reali esigenze del territorio e non solo le proiezioni dei soggetti interessati alla realizzazione del progetto.

Che si presenti questo come “conflitto di interessi” è un ennesimo, sbalorditivo paradosso, in totale contrasto col concetto stesso di “servizio pubblico”, quale la RAI dichiara di essere. Ma è anche sintomo di problema ben più grave che non la volontà (preoccupante) di censurare un servizio televisivo. Il problema è quello della necessità di fornire ai cittadini un’informazione corretta anche in materia ambientale, un’informazione estesa e non pregiudiziale, scientificamente supportata, su questioni che interessano la nostra vita di persone, oltreché di contribuenti: dal costo e l’impatto delle “Grandi Opere” a quelli dell’estrazione e la lavorazione delle risorse; dalle politiche sull’energia (specialmente dopo il vertice sul clima di Parigi) a quelle industriali o post-industriali, con tutte le conseguenze non solo in termini di stime sull’occupazione possibile, ma anche nei termini, più concreti, di salute.

https://www.change.org/p/presidenza-della-camera-presidenza-del-senato-presidenza-della-rai-pres-comm-vigilanza-rai-perch%C3%A9-non-parlare-di-tav-appello-per-l-ambiente-e-la-liberta-dell-informazione?recruiter=57726987&utm_source=share_petition&utm_medium=copylink

 

  1. Parchi Nazionali: meno tutele, più spazio alle lobby. Nel silenzio al Senato stanno snaturando la legge n. 394/91 

9.4.2016 – Tutte le associazioni naturaliste (con l’eccezione di Legambiente) hanno emesso nei giorni scorsi un comunicato polemico contro la piega scivolosa presa dai lavori di commissione al Senato per modificare – in peggio, naturalmente – la legge Cederna-Ceruti del 1991 sulle aree protette, la n. 394. Esse rilevano infatti che le modifiche si traducono “nella possibilità di cacciare nei parchi” e di inserire “discutibili scelte gestionali” nei consigli di amministrazione. In termini più semplici vuol dire che si vogliono introdurre rappresentanze di cacciatori, cavatori, gestori di impianti sciistici, agricoltori in cambio di royalties. Col che gli stessi Parchi Nazionali, già semi-abbandonati a se stessi o addirittura spezzettati in tre gestioni alla maniera dello Stelvio, sarebbero affidati definitivamente ad interessi di categoria, cioè alle lobby che contano e da anni premono, e ridotti a comprensori naturali dai quali spremere – in cambio di royalties – utili, profitti, e non ricavare benefici collettivi in termini di salute e di benessere sociale. Come dai musei e dai siti archeologici. Dopo la turbo-cultura insomma, la turbo-natura. Con l’intento di “mettere a reddito”, in saldo, in cambio di royalties, l’intero patrimonio. Con tanti saluti all’articolo 9 della Costituzione.

Nel maggio dell’anno scorso il Comitato per la Bellezza promosse un appello forte e chiaro al presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché nell’ambito della tutela dell’articolo 9 della Costituzione intervenisse. L’appello (che alleghiamo a questo testo) era sottoscritto dai più autorevoli rappresentanti della cultura ambientale e naturalistica, a cominciare da Giorgio Nebbia, da Luigi Piccioni, da Desideria Pasolini dall’Onda, da Fulco Pratesi, da Ugo Leone e da tanti altri. Noi riteniamo infatti che la legge n. 394 vada migliorata, adeguandola alle norme del Codice per il Paesaggio, in modo da garantire in modo più sicuro la natura e la funzione sociale, culturale, collettiva dei Parchi di ogni livello. Purtroppo il nostro appello, pur condiviso da tante associazioni e da tanti esponenti della cultura ambientalista  non ha avuto risposta istituzionale di sorta. Nulla di nulla.

Un anno è passato. Il degrado, dovuto a carenze di fondi e di vigilanza, è avanzato minaccioso nei Parchi. In Senato si sta per manomettere in senso peggiorativo, inaccettabile, la legge sulle aree protette n. 394 con la quale si sono creati tanti nuovi Parchi Nazionali, e però tutto tace intorno: giornali, tv di Stato, istituzioni. Perché ?

 

Comitato per la Bellezza – Vittorio Emiliani  Vezio De Lucia  Paolo Berdini

 

 

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