Ho incontrato Giorgione

di Artemisia G.

E’ con trepidazione che varco la soglia della sua casa, presunta tale per il Fregio delle Arti Liberali e Meccaniche che gli è attribuito.
Sono venuta a Castelfranco per incontrare Giorgione, il più misterioso genio del Rinascimento, nel cinquecentenario della morte, il 1510, secondo l’attestazione di Taddeo Abano in una lettera ad Isabella d’Este. Unico dato certo della breve vita di un artista che fluttua nel mistero. Poche le attribuzioni “certe” ed eternamente aperto il dibattito su quelle “incerte”
“… Gentile e di buoni costumi in tutta la sua vita… dilettossi continovamente delle cose d’amore, e piacquegli il suono del liuto mirabilmente e tanto, ch’egli sonava e cantava nel suo tempo tanto divinamente…” Così ce lo presenta il Vasari nelle sue “Vite”: bello , vigoroso, amabile.
E magnifico pittore: “Attese al disegno e lo gustò grandemente, e in quello la natura lo favorì sì forte… che non solo egli acquistò nome d’aver passato Gentile e Giovanni Bellini, ma di competere con coloro che lavoravano in Toscana…”
La sua pittura assimila sapientemente influenze toscane e lombarde  “…aveva veduto Giorgione alcune cose di mano di Lionardo”… che traduce in uno stile nuovo, personale, innovativo nell’uso del  colore e della forma, nella  purezza espressiva inarrivabile delle atmosfere fantastiche che aleggiano nei suoi paesaggi dove la figura umana si fonde poeticamente con la natura circostante.

Il suo stile, che lo rende subito famoso a Venezia, influenzerà gli artisti che verranno dopo di lui, a cominciare dal Tiziano.
Capolavori di pittori presenti nel percorso espositivo, dal Bellini al Perugino , a Sebastiano del Piombo, a Tiziano, a Raffaello, a Dürer e di cosiddetti “minori” configurano il clima artistico del tempo e si affiancano ai suoi capolavori: da quello che sembra essere il nucleo iniziale come il ”Saturno in esilio”, “Mosè alla prova del fuoco”, il “Giudizio di Salomone” a “La tempesta”,“Le tre età dell’uomo”, il “Doppio ritratto” ,  il “Cristo portacroce”, il “Tramonto”  di Londra che nasconde il mito di “Filottete a Lemno”.doppio_ritratto_giorgione
Assenti opere come “I tre filosofi” e il “Ritratto di Laura”: per scelta o Vienna li ha negati per fondati timori di danni da spostamento? Peccato non poterli avere qui…
Davanti  alla  “Tempesta”, il cui formato mi era sembrata tanto “piccolo” negli ampi spazi delle Gallerie dell’Accademia a Venezia e qui tanto più “grande” per la ristrettezza degli ambienti, contemplo emozionata l’enigma dell’indicibile atmosfera sospesa tra la quieta arcadica rappresentazione in primo piano e l’inquietante minaccia del fulmine che saetta nel fondo di un cielo greve e tempestoso. Un dipinto che ha fatto versare fiumi di inchiostro alla critica e che, solo, basterebbe a confermare il suo genio.

Ma è  negli occhi del giovane in primo piano, in ombra, nel “Doppio ritratto” (qui nella foto), uno sguardo che indaga malinconiche lontananze, che identifico l’autoritratto interiore di Giorgione e gli ideali estetici e filosofici della Rinascenza stessa: mi perdo in questo sguardo nel quale intravvedo la sua visione “laica” dell’arte, che segna il passaggio da una pittura aulica e celebrativa all’assorta umanità di un tempo nuovo a cui ha grandemente contribuito con la sua inconfondibile qualità poetica.
E’ con la consapevolezza di averne sfiorato il mistero  che lascio la sua casa, presunta tale per il fregio delle Arti Liberali e Meccaniche che gli è attribuito…

GIORGIONE
Museo Casa Giorgione a Castelfranco Veneto
Mostra dal 12. 12 . 2009 all’ 11. 04. 2010
ORARI Tutti i giorni: 9.00 – 19.00 (la biglietteria chiude alle ore 18.00)

www.giorgione2010.it Call center: tel. 800.90.44.47

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redazione

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