La legge del cemento

La legge del cemento

di William Domenichini

Per dimostrare un teorema, letteralmente “ciò su cui si specula“, date le ipotesi si hanno due strade: dedurre volta per volta la veridicità delle premesse, oppure stabilire per assurdo la tesi di partenza e verificarne l’inesattezza. Proprio per assurdo possiamo stabilire che l’economia di una regione, diciamo la Liguria, fondi la propria crisi nell’impossibilità, o nella difficoltà di costruire nuove abitazioni, nuovi edifici, consumando ulteriore suolo. Stabilita la tesi occorre verificare se la legge del cemento sia la soluzione a tutti i mali.

Le ipotesi iniziali sono piuttosto rilevanti. Tralasciando l’ironia della sorte, secondo la quale la nuova legge Piano Casa ligure sia firmata da Scajola (nipote di quel ministro inconsapevole di chi gli avesse comprato casa vista Colosseo[1]), partiamo da alcuni dati economici, troppo spesso elusi o volutamente omessi. In Liguria, nel dicembre 2010, il numero di operai del settore edile ed indotto superava le 14 mila unità, impiegati in 3374 imprese, mentre le ore lavorate erano 1.350.406. Dopo tre anni il numero degli addetti è sceso a 10.879 (-23%), le imprese crollate a 2.073 (-20%) e le ore lavorate calate a 1.076.030 (-20%), in un sistema che vede sempre meno tutele per i lavoratori, sia sotto il profilo delle retribuzioni e della certezza dell’impiego, sia sotto quello della sicurezza, in un ginepraio legislativo che “regola” tanto gli appalti pubblici quanto le opere private.

Dunque come venirne fuori? Presto detto. Il duo Scajola (nipote)/Toti sforna il nuovo Piano Casa ligure, superando di gran lunga l’imprimatur della giunta Burlando: via l’obbligo del 20% di edilizia popolare, aboliti i vincoli esistenti alla demolizione di edifici da riqualificare e ricostruire, ampliamenti consentiti anche agli edifici condonati; si passa da 170 metri cubi (consentiti dalla giunta Burlando) a 200 metri cubi in proporzione all’edificio esistente. In cauda venenum tali ampliamenti verrebbero consentiti anche in aree parco (10 presenti in Liguria, dalle 5 Terre al Beigua passando dal Magra/Vara all’Antola), ossia sottoposte a tutela paesaggistico-ambientale. Un bagno di cemento con qualche spiraglio di luce, tant’è che la percentuale degli edifici che si trovano in aree esondabili, o in zona franosa e che sono ricostruiti in zone sicure da ricostruire passa dal 35% al 50%, salvo poi ignorare (o forse più logicamente mantenere) la norma, introdotta da Burlando&C., che consente di costruire fino a cinque metri dall’alveo dei fiumi.

Ampliare, aumentare, cementificare. Cosa? Dati alla mano, il cemento in Liguria ha invaso anche il 2% delle zone considerate non consumabili (montagne, aree ad pendenza elevata, zone umide). Come se non bastasse, nella classifica delle regioni più “consumate”, il primo posto va a Lombardia e Veneto (intorno al 10%), ma la Liguria ha la maglia nera del consumo di territorio entro i 300 metri dalla costa (40%). Il 56,0% delle nostre aree costiere, da Trieste a Capo Spartivento, è stato trasformato dal cemento, ed il record negativo va a Calabria, Abruzzo, Lazio e, udite udite, alla Liguria[2]. Così nella terra del pesto, il suolo impermeabilizzato entro i 150 metri dai corpi idrici e dalle aree a pericolosità idraulica, ormai impermeabilizzate, arriva al 30%.

Dalle ipotesi alle variabile (o forse sarebbe più corretto parlare di tristi costanti) che parrebbero ignorate, come sembrerebbe venga ignorato che le 5 Terre sono patrimonio UNESCO[3] e che Novi Ligure è in Piemonte[4]: 284 morti, 10 dispersi e 100 feriti, in 245 località distribuite in 96 comuni. Non è un bollettino di guerra, sono i dati degli ultimi 200 anni di alluvioni in Liguria, dati per la maggior parte concertati negli ultimi 50 anni[5], periodo nel quale si concentra il consumo di suolo esasperato, in cui è stato impermeabilizzato il 19,4% di suolo fino a 300 metri dalla costa ligure e quasi e il 16% di quello tra i 300 e 1000 metri dal mare, oltre al fatto che si è stato spazzati via anche 34.000 ettari all’interno di aree protette, il 9% delle zone a pericolosità idraulica e il 5% delle rive di fiumi e laghi.

La legge del cemento quindi è ad un bivio: rilanciare l’economia con modelli che hanno fallito nei numeri, tanto sul piano sociale, quanto su quelli economico ed ambientale, o seguire esempi concreti e virtuosi, come il caso della Legge Marson in Toscana[6]. Gli eventi alluvionali, come il caso di quelli accorsi nel 2011 e che hanno investito il bacino idrografico interregionale tosco ligure del Magra e del Vara, hanno sortito effetti differenti: se sulla rive gauche (Toscana) si cambia marcia e si punta su un modello di rilancio dell’economia che tuteli il territorio e ne impedisca ulteriore consumo, per la rive droite(Liguria) le acque sembrano stagnare, talvolta imputridire.

I cori compiacenti non mancano. “Anche l’abusato discorso di riqualificare l’esistente, è appunto soltanto un bello slogan”. Parola di Federico Garaventa, CEO di Garaventa S.p.A. e presidente regionale di ANCE Liguria, nonché prima scelta del centrodestra[7] prima che scendesse in campo Giovanni Toti, anchorman di Mediaset ed autore dello sbaragliamento della candidata del Pd, Raffaella Paita. Per il leader dei costruttori liguri non v’è dubbio e, commentando con entusiasmo il provvedimento della giunta ligure, asserisce (alla luce della sua competenza in materia, laurea in economia e specializzazione bocconiana): “il dissesto è un tema che va trattato con meno demagogia, perché non c’è alcuna connessione tra il mero costruire e le alluvioni. A patto che lo si faccia bene[8]. Una strada spalancata da un altro esponente ANCE, lo spezzino Paolo Faconti, il quale sosterrebbe che la causa dei disastri sia ascrivibile al blocco delle costruzioni nell’area collinare[9].

Mutatis mutandis. Nel teatrino della politica, si sa, il potere logora chi non ce l’ha. Così i maiores del Pd, reduci da una batosta piuttosto bruciante in terra ligure, si ergono paladini della difesa del suolo, dimenticandosi che fino ad oggi, una quota di responsabilità è ascrivibile a piani urbanistici, leggi deroga, e piani casa che portano le firme di chi oggi si scaglia contro Toti&Scajola. Una svista da non poco, tanto che il controcanto di Raffaella Paita e la proposta del Pd ligure di ridurre il consumo di suolo, hanno un suono cacofonico. Non potendo rinnegare i disastri fatti si limitano ad invocare una mera riduzione di consumo del suolo, un’alternativa pagliativa in una regione che ormai è al collasso e che avrebbe necessità di una vera e proprio svolta. Stesso tono le giaculatorie del sindaco spezzino, Massimo Federici, il quale tuona contro la legge del cemento asserendo che esautorerebbe i comuni dal ruolo pianificatorio; un’affermazione curiosa da parte del sindaco di una città che registra un rapporto percentuale tra il poligono di superficie costruita di massima estensione e l’area costruita complessiva (LPI) pari all’84,8% della superficie complessiva, e che vede almeno tre realtà speculative aleggiare sui cieli del golfo dei poeti: la dismissione delle aree militari, delle aree della centrale ENEL (in procinto di dismettere) e l’operazione waterfront. Il sold out di suolo spezzino non risparmia gli spazi della piana della Val di Magra, dove la soluzione di continuità del cemento assomiglia più ad una lingua di cemento che da Santo Stefano Magra (al netto dei container retroportuali) si protrae verso la piana di Marinella, passando per i danni delle esondazioni ortonovesi, e dove aleggiano due operazioni: la cementificazione di Tavolara (Castelnuovo Magra) e quella di Marinella stessa (Sarzana).

Basterebbe pesare il commento dell’ex direttore della Scuola Normale Superiore, Salvotore Settis, che autorevolmente rileva come il Piano Casa sarebbe addirittura incostituzionale[10]? Questa ipotesi, tutt’altro che improbabile, aprirebbe la strada ad una miriade di ricorsi che, paradossalmente, avrebbero l’esito opposto dell’ipotesi di rilancio della fabbrica del cemento. Tuttavia la preparazione del piano di battaglia della nuova giunta ligure non è per nulla banale. Nella migliore tradizione berlusconiana ogni critica al provvedimento è ricondotta allo slogan (Criticare il ragionatore e non il ragionamento, diceva Gaber), ma ancor più importante è mettere al posto giusto gli amici fidati. Per esempio come nel caso spezzino. Eletti al soglio regionale i sindaci di Ameglia (Giampedrone) e Beverino (Costa), la commissione nomine precetta il vicesindaco facente funzione (De Ranieri) e quello di Follo (Cozzani) nel comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino interregionale Magra/Vara[12]. Caso paradigmatico quello del follese Cozzani, il quale entra a far parte dell’Autorità di Bacino, nonostante abbia un contenzioso proprio con la Regione Liguria, in relazione alla costruzione di argini in area golenale del Vara, su cui pendono 170mila euro di una somma urgenza non riconosciuta e che, al netto delle decisioni del Tribunale delle acque di Torino, penderebbero sulla collettività.

Lasciamo le domande ha chi ha certezze granitiche. Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi, ragion per cui occorre rimettere mano ai numeri dell’economia del consumo di suolo, perché cifre alla mano, la Liguria appare come il fallimento del mercato immobiliare. Due esempi eclatanti: La Spezia è la provincia italiana in cui si concentra il maggior numero di case in vendita rispetto al totale delle unità residenziali registrate al Catasto; tra nuovo e usato, si contano 26 abitazioni invendute ogni mille[11], Savona ha il 7% degli immobili registrati dichiarati inutilizzati[13].

Dunque la Legge del cemento crolla, con Sansone e tutti i filistei che fino ad oggi hanno sdoganato il consumo di suolo come panacea per sviluppo ed occupazione. Se da un lato la bolla immobiliare sbugiarda i paladini bipartisan del cemento, dall’altro ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo di privatizzare i profitti socializzando le perdite, in attesa della prossima alluvione, della prossima conta dei danni e dei morti. Ora è il tempo delle domande, anzi di una sola domanda. Chi è più utopista? Chi ritiene di fermare il consumo di suolo e rilanciare il presidio del territorio o chi pretende di cementificare speculando su quel poco che rimane?

Come scrisse il poeta, “cuanno se vede che lo Stato sbuzzica, e cch’er ladro se succhia tutto er grasso, e ’r Governo lo guarda e nnu lo stuzzica[14].


IMMAGINI tratte da:   www.salviamoilpaesaggio.it/ – http://rivierapress.it/ – Secolo XIX (1) –Secolo XIX (2)

Note

[1] Casa Colosseo, Scajola “inconsapevole”. La cricca “voleva condizionarlo”
Il Fatto Quotidiano (11 marzo 2014)[2]
Rapporto ISPRA – Consumo di suolo in Italia (2015)
http://www.isprambiente.gov.it/

[3] Scajola: «Presto le 5 Terre fra i patrimoni Unesco». Ma lo sono da 18 anni…
Secolo XIX (19 ottobre 2015)

[4] Novi Ligure? È in Liguria Toti e la prima gaffe da candidato
Il Corriere della Sera (2 aprile 2015)

[5] Liguria, una storia di alluvioni
http://polaris.irpi.cnr.it/

[6] Governo del territorio, i punti principali della nuova legge
www.toscana-notizie.it

[7] Berlusconi sceglie Garaventa
La Repubblica (17 gennaio 2015)

[8] L’entusiasmo delle imprese sul Piano Casa: ”Ossigeno puro”
www.liguria.ance.it

[9] Stop ai blocchi, torniamo a costruire sulle nostre colline
Secolo XIX (9 ottobre 2015)

[10] Settis: “Renzi stoppi il piano casa di Toti”
La Repubblica (23 ottobre 2015)

[11] Casa, alla Spezia e Trieste l’invenduto pesa di più. Il Sole24ore (6 ottobre 2014)

[12] Nomine Regione Liguria – D.G.R. n. 1127 del 19/10/2015 con la quale si ratifica il voto della commissione nomine sulla proposta deliberata dalla giunta regionale stessa (D.G.R.L. n. 905 del 24/08/2015 “COMITATO ISTITUZIONALE DELL’AUTORITA’ DI BACINO DEL FIUME MAGRA – SCELTA DI DUE MEMBRI”)

[13] Fenomeno case sfitte, più di 2000 a Savona. www.ligurianotizie.it (24 luglio 2015)

[14] Lo specchio der Governo, Gioacchino Belli – Sonetti romaneschi

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William Domenichini

William Domenichini

Nato alla Spezia nel 1978, è dipendente di azienda. Coordinatore della redazione di InformAzione Sostenibile, da anni coltiva la passione per la scrittura,, contribuendo anche ad altre appzine come L’Indro, Manifesti(amo) e DemocraziaKm0. Coautore del libro/dossier sugli abbandoni delle aree militari “Riconversioni urbane” (!Rebeldia Edizioni), ha pubblicato nel 2018 il romanzo partigiano "Fulmine è oltre il ponte" (Ed. Marotta&Cafiero)..

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