Marcia indietro sugli incentivi in campo energetico

di Marco Menichetti

Tornano gli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici.
La manovra finanziaria portata avanti dal Governo negli ultimi mesi del 2008 con il decreto legge n. 185 prevedeva forti limitazioni alle detrazioni fiscali per gli interventi di risparmio energetico e produzione di energia rinnovabile negli edifici, attirando numerose critiche in Parlamento e tra l’opinione pubblica.
Cittadini, associazioni di categoria, imprese e tutto il mondo ambientalista avevano protestato, richiedendo una marcia indietro su questa scelta. Si stava rischiando il blocco degli investimenti privati in Italia nei campi dell’innovazione, dell’energia e dell’ambiente, rimettendo in discussione una politica che solo negli ultimi due anni aveva stimolato interventi per 3 miliardi e 300 milioni di euro, la cui quota di rimborso statale si attestava su 1 miliardo e 800 milioni di euro.

E’ del 15 gennaio la buona notizia: la Camera ha approvato la conversione in legge del succitato decreto, introducendo numerose modifiche e – di fatto – ripristinando il precedente regime di agevolazioni.
In particolare, sono state cancellate le norme più negative e controverse, tra cui la validità retroattiva del provvedimento-Tremonti che avrebbe eliminato gran parte delle agevolazioni fiscali anche per quei cittadini che ne avevano fatto richiesta nel 2008 e, in tanti casi, avevano già avviato gli interventi. Ciò significava che chi si era esposto finanziariamente facendo conto sul contributo statale avrebbe dovuto spendere nuovi soldi e, probabilmente, indebitarsi.
Il decreto legge originario, inoltre, prevedeva delle complesse procedure burocratiche per le nuove richieste e definiva un tetto di spesa da parte dello Stato per l’anno 2009, determinando il blocco dell’intera iniziativa una volta che le poche risorse messe a disposizione fossero state prenotate e assentite e, quindi, esaurite.
Senza la certezza del contributo e con forti aggravi procedurali, era prevedibile una drastica diminuzione delle domande, ad eccezione dei progetti presentati da quei pochi soggetti economicamente forti, in grado di partecipare e scommettere alla “lotteria delle agevolazioni statali”. Tutto ciò è stato meritoriamente cancellato grazie all’intervento dei deputati.
Ultima novità importante: la detrazione d’imposta per una domanda che sarà presentata nel 2009 sarà ripartita in cinque rate annuali del medesimo importo.

Per concludere, gli incentivi e le politiche attive per sviluppare ricerca e attività ecosostenibili in campo energetico sono le scelte già applicate in modo efficace e continuativo in tanti Paesi del nord Europa. Rappresentano anche uno dei più importanti obiettivi che il presidente Obama ha dichiarato di voler perseguire per rilanciare l’economia e l’immagine internazionale degli Stati Uniti.
Anche l’Italia deve credere in queste scelte. Da recenti studi del Politecnico di Milano,ad esempio, risulta che soltanto “applicando tra il 2007 e il 2020 le misure già oggi economicamente convenienti, si potrebbe accumulare un beneficio economico al netto degli investimenti di 65 miliardi di euro e un risparmio energetico man mano crescente fino a raggiungere la quota di 83mila gigawatt/ora all’anno nel 2020, quota che rappresenterebbe il 19,5% dei consumi elettrici previsti per quell’anno. I nuovi posti di lavoro sarebbero almeno 60.000”.
La speranza, quindi, è che il Senato confermi il provvedimento licenziato alla Camera e che, più in generale, il governo italiano riveda le sue posizioni sul ritorno al nucleare e concentri sforzi, intelligenze e risorse economiche per favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili e un suo uso razionale in tutti i settori di impiego.

Foto tratte da:
Sinistra democratica dell’Emilia Romagna
guidaconsumatore.com
Robur coscienza ecologica

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redazione

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Un pensiero su “Marcia indietro sugli incentivi in campo energetico

  1. Una piccola vittoria dell’intelligenza e del buonsenso. Grazie all’autore di questo post per la chiarezza con cui ha esposto il rischio che abbiamo corso quando i raffinati economisti dell’attuale governo hanno pensato di risparmiare togliendo incentivi allo sviluppo dell’energia più economica e più pulita che esiste, ovvero quella non sprecata.

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