Tabula rasa mercificata

Tabula rasa mercificata

di William Domenichini

Bhopal, Love Canal, Seveso, Chernobyl, Majak, Goiânia o Fukushima, Exxon Valdez Amoco Cadiz, Ixtoc-1 o Deepwater Horizon, North Pacific Gyre, Vajont o Stava. Solo alcuni dei disastri entrati nell’immaginario globale, reazioni del pianeta uguali e contrarie a dissennate azioni umane, che non hanno insegnato nulla, tant’è che negli ultimi 20 anni i disastri naturali sono quadruplicati1. Solo una questione ambientale?

Nel 2007 questi eventi causano danni per 82 miliardi, nel 2008, tra alluvioni e altre ribellioni naturali, il conto è di circa 200 miliardi di dollari2, al netto delle 220.000 vittime, solo 135.000 per il ciclone Nargis in Myanmar, i cui effetti risultano ancor più devastanti per la deforestazione che ha tolto la barriera naturale delle mangrovie. Lunga è la lista: nella provincia della Spezia, profondo e civilizzato nord italico si scopre l’effetto combinato tra cambiamenti climatici e cattiva gestione territoriale, alla Twain: «l’uomo è l’unico animale sulla faccia della Terra che arrossisce, ma è l’unico ad averne bisogno».

2009: nel comune di Follo una frana di 60.000 metri cubi di suolo destinato a residenziale fa sfollare un’intera frazione ed il fiume Magra esonda nel comune di Ameglia: case devastate, aziende al collasso, mille sfollati. 2010: nei comune di Arcola, Sarzana e S.Stefano Magra frana tutto, a Tellaro, frazione del comune di Lerici nota per la sua bellezza e la sua posizione sul Golfo dei Poeti, l’unica strada di collegamento crolla a mare. Il Magra distrugge le spallette del ponte che lo attraversa ad Ameglia, la provincia spezzina tagliata in due da una frana che investe una delle arterie principali, un’agente della stradale muore investita da un albero.

2011: cadono oltre 500 millimetri di pioggia in un’ora, azione e reazione: il comune di Borghetto di Vara è spazzato via dal torrente Pogliaschina, interi paesi sparsi nella Val di Vara, che fieramente resistono allo spopolamento, sono isolati tra le frane, senza acqua nè luce. Brugnato è devastato dalla furia del fiume Vara che in poche ore inonda il borgo ed il Magra esce per la terza volta in tre anni: case allagate, cantieri navali in piena crisi economica devastati ed uno yacht miliardario, disormeggiato dalla piena, colpisce la campata centrale del ponte che attraversa il fiume vicino al suo estuario, facendolo crollare definitivamente. A Vernazza e a Monterosso, la via principale si trasforma in un fiume di fango che porta in mare cose, piante, persone e le Cinque Terre, travolte dai detriti, diventano tre. Anche la Lunigiana, da Pontremoli ad Aulla, è in ginocchio: «Delirio onnipotente, dominio che sovrasta, efficienza d’inetto, burocratica casta, potenza del pesante, preme compatta schiaccia»3. 13 morti.

Il clima è cambiato ma continua la cementificazione, che inesorabilmente impermeabilizza il suolo, continua l’abbandono delle campagne, continua il restringimento degli alvei fluviali e la natura presenta il suo conto, mentre lo Stato che fa? «Si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità4». Quella spugna è il territorio abbandonato senza un euro per preservarlo, è in mano a sindaci che lo monetizzano con oneri d’urbanizzazione per tirare a campare, concessionando grandi centri commerciali e capannoni in aree a rischio, destinati a divenire scheletri svuotati da merci o da precari, e lottizzazioni residenziali destinate ad essere sfitte. I cavalieri dell’apocalisse che da anni chiedono impegni contro i cambiamenti climatici avevano ragione? Domanda retorica: la ragione è degli stolti ed oggi il clima non attende le ragioni di nessuno, si riappropria della dignità che gli abbiamo tolto con la stessa violenza che gli usiamo.

Le cassandre dell’Autorità di Bacino avevano previsto tutto, dichiarando l’esondabilità nel Piano di bacino (PAI) approvato nel 2003. Ma quali sindaci rispettano i vincoli proposti? Meglio ignorarli e dire che quella pianificazione è sbagliata, che gli eventi con tempi di ritorno duecentennali non si verificheranno, almeno in tempi elettorali. Così chi provò a dire come stavano le cose5 fu linciato da tutto l’arco parlamentare67: se non si progetta secondo le volontà dei primi cittadini, perlopiù ignoranti in materia, si chiedono pareri più accondiscendenti.

Nessun sindaco alla Spezia, dopo il disastro, ha chiesto di inasprire le norme attuative del PAI, a partire dalle zone esondate, tutti chiedono argini o escavazioni che aumenteranno la sezione idraulica e la velocità di portata, senza dimostrarne la scientifica utilità o tenendo conto degli studi fatti, operando in emergenza: scatta la gara ad accaparrarsi gli spiccioli per le somme urgenze, con gli sciacalli pronti (L’Aquila docet) per qualsiasi tipo di interventi ammissibili senza autorizzazioni, o con ordinanze della protezione civile che consentono “compensazioni”8, con la vendita di inerti scavati dagli alvei per pagare gli interventi dei privati, avvalorando l’ennesima mercificazione di un bene comune. Dopo il federalismo demaniale tocca a quello alluvionale: chi viene inondato s’arrangia con i ciottoli che ha.

Il popolo vuole un colpevole e lo si cerca al piano di sotto, mentre la perdita viene dall’alto: chi ha impedito di mettere in sicurezza i territori? Bien sure l’ambientalism, non certo chi li ha fatti abbandonare o cementificare, un film già visto con i migranti. Si cercano capri espiatori immaginari e latita la politica, quella che dovrebbe fare una corretta gestione del territorio. Nessuno propone di fare nel proprio territorio una cassa d’espansione, una moratoria del cemento, un programma di rilancio dell’agricoltura biologica o di manutenzione dei boschi, così come nessuno s’incatenerà a Montecitorio per chiedere stanziamenti in tal senso, ammesso che la Bce o il Fmi lo consentano ed i mercati reagiscano positivamente all’idea. Il pensiero unico stigmatizza le buone pratiche, la colpa dei disastri è di chi dice no alla speculazione e l’ignoranza dilaga chiedendo dragaggi di fiumi anche quando è dimostrato che non servano9. Nessuno si assume la responsabilità di aver consentito in questi anni la costruzione su declivi instabili, su paleofrane, in alvei o zone esondabili, eppure tutto è nero su bianco, tra relazioni dei PUC, studi sui bilanci sedimentari o nel PAI.

Il sindaco di Monterosso (Pdl) autorizzò la costruire di una piscina privata sulla scogliera perché «di interesse pubblico» e avviò l’iter per realizzare 30 villette. Il sindaco di Brugnato (Lega Nord) sostiene il progetto “Shopinn Brugnato 5 Terre”, un mega outlet da oltre cento negozi e migliaia di posti auto da costruire nell’area oggi sommersa dal fango10. Il sindaco di Follo (Pdl), post alluvione, promuove una raccolta firme per chiedere la pulizia dei fiumi, ignorando che c’è un’ordinanza per il recupero del legname fluviale11, mentre il suo collega di Beverino (Pdl) propone di vendere la ghiaia fluviale ignorando che il PAI prevede, nell’ordine, l’accertamento dei sovralluvionamenti, la ricollocazione dell’inerte in alveo laddove ne manca, l’utilizzo per opere idrauliche di difesa ed infine il ripascimento delle spiagge dell’unità fisiografica del Magra. Come una cecità contagiosa, il pensiero unico del cemento colpisce trasversalmente: il sindaco di Sarzana (Pd) annuncia il nuovo PUC anti-cemento nel perimetro cittadino, ma non mette in discussione il “progetto Marinella”, glorificata cementificazione della piana alluvionale tra darsene, porticcioli, alberghi e residenze, così come fa la solerte assessora all’urbanistica della regione Liguria, Marylin Fusco (Idv), promotrice di un Piano Casa che prevede ampliamenti per immobili condonati, e per manufatti industriali o artigianali, fino al 35%. E che dire della deroga alle distanze delle costruzioni dai corsi passata da 10 a 3 metri in ambito urbano?

Le fede nel Pil alimenta l’industria delle catastrofi e le vite si spengono come le luci della TV quando le tragedie non faranno più share: qualcuno si ricorda di Giampilieri o di Sarno? Nel paese delle cricche non stupisce se, mentre centinaia di volontari spalano il fango, imprenditori locali e tecnici affamati passano in sopralluogo tra i disastri in cerca di perizie e di commissioni. Non stupisce se il sen.Luigi Grillo (Pdl), condannato a 2 anni e 8 mesi nel processo sulla tentata scalata ad Antoveneta e proprietario di una tenuta agricola a Monterosso sulla quale la procura spezzina indaga per presunte irregolarità edilizie, si scomodi ad indicare la strada maestra della ricostruzione: un project financing che coinvolga i privati, pagandoli con parte dei beni della Marina Militare presenti alla Spezia e che da anni attendono di tornare alla comunità. Chi è vivo resterà murato12? Chi sopravvive non fa tempo ad asciugarsi le lacrime: 4 novembre, Genova, 6 morti per nubifragio.

Il cemento ruba suolo agli alvei fluviali, si stringono le sezioni idrauliche, aumentano le portate, i picchi di piena ed il rischio di esondazione a valle. Il progressivo abbandono della coltivazione dei terrazzamenti collinari indebolisce le resistenze dei terreni e ne aumenta l’impermeabilità, i costanti incendi estivi distruggono il patrimonio vegetativo e diminuiscono la tenuta dei pendii, aumentando il fattore erosivo13. Nessuno gestisce le acque, dai corsi torrentizi fino alla diffusa tombatura di piccoli canali che convogliano migliaia di metri cubi d’acqua in brevi intervalli di tempo.

La spugna è in mano anche ai volontari infangati fino agli occhi che aiutano la gente, è in mano a quelle persone che credono che un altro mondo sia necessario, e la tengono stretta con caparbietà e con la consapevolezza che dopo la doverosa solidarietà umana, la concreta vicinanza alla gente spezzina passa dal bisogno di opporsi alla cementificazione del territorio, al suo abbandono. Tutti visionari che predissero le sciagure e invece, nonostante tutto, chi fino ad oggi ha gestito il territorio e dovrebbe avere il buon gusto di tacere e farsi da parte pontifica inettitudine e pressapochismo dimostrando incapacità ed ignoranza. Si parla ancora di quelle opere inutilmente grandi, che per essere realizzate vengono dichiarate zona militare14, mentre l’unica grande opera che serve al paese è la messa in sicurezza del territorio attraverso il rispetto dei vincoli, delle pianificazioni e delle esigenze umane, non di quelle di bottega. Dove si trovano i soldi? Iniziamo dalle spese inutili come quelle militari: ironia della sorte oggi la provincia spezzina ha bisogno di centinaia di milioni di euro per tornare alla normalità, mentre qualche anno fa, l’allora sottosegretario alla difesa, lo spezzino Lorenzo Forcieri (Pd), decise di aderire al programma Joint Strike Fighter, per la costruzione dei cacciabombardieri F-3515.

Chissà se chi oggi non vede guarirà inspiegabilmente da questo biancore accecante: «ecco la Terra in permanente Rivoluzione, ridotta imbelle sterile igienica unità di produzione, tecnica d’acciaio, scienza armata cemento, tabula rasa mercificata16».

IMMAGINI tratte da thedailygreen.com – flickr.com – olivianafack.files.wordpress.com – meteoweb.eu – webstorage.mediaon.it – commons.wikimedia.org – monterossoliberainformazione.blogspot.com


Note:

1 WWF, in un dossier pubblicato in vista di Stand Up (2009)

2 Le stime sono secondo l’analisi del gruppo assicurativo Munich Re. “Swiss Re Third-Quarter Net Doubles on Premiums, Fewer Catastrophe Losses”, Bloomberg (November 3, 2011)

3 Unità di produzione, CSI – Tabula rasa elettrificata (1997) [Audio]

4 Don Raffaè, Fabrizio De André – Le nuvole (1990) [Audio]

5 “Alluvioni, la politica dimentica il territorio”, Sandra Coggio, Secolo XIX (12 gennaio 2011)

6 “Alluvioni, i fulmini dela politica contro l’autorità di bacino”, Sandra Coggio, Secolo XIX (15 gennaio 2011)

7 “Le parole del geologo non piacciono: punito”, Alessandro Franceschini, Secolo XIX (18 gennaio 2011)

8 Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n 3973 del 9.11.2011 [Testo]

9 “Approfondimenti dello studio geomorfologico dei principali alvei fluviali nel bacino del fiume Magra finalizzato alla definizione di linee guida di gestione dei sedimenti e della fascia di mobilità funzionale”, Autorità di Bacino del Fiume Magra, Prof. Massimo Rinaldi – Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, Università degli Studi di Firenze (2009)

10 Planimetrie Shopinn Brugnato 5 Terre [http://www.shopinnbrugnato5terre.it/planimetrie.aspx]

11 Ordinanza presidenziale n°1 del 26/1/11 [http://ente.parcomagra.it/articoli.php?arid=31453]

12 Alla Spezia esiste un’associazione, i Murati Vivi, che rivedica gli spazi a mare per la città e per la borgata marinara a cui appartengono, Marola. La loro battaglia è per la restituzione delle aree militari inutilizzate e dismissibili. [http://murativivimarola.blogspot.com]

13 “L’impatto combinato dei cambiamenti del clima e dell’uso del suolo”, Daniele Bocchiola – www.climalteranti.it (12 novembre 2011)

14 Legge Stabilità 2012 contiene una dichiarazione di sito di interesse strategico nazionale, da ora in poi affidato all’esercito [Testo]

16 Unità di produzione, CSI – Tabula rasa elettrificata (1997) [Audio]

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William Domenichini

William Domenichini

Nato alla Spezia nel 1978, è dipendente di azienda. Coordinatore della redazione di InformAzione Sostenibile, da anni coltiva la passione per la scrittura,, contribuendo anche ad altre appzine come L’Indro, Manifesti(amo) e DemocraziaKm0. Coautore del libro/dossier sugli abbandoni delle aree militari “Riconversioni urbane” (!Rebeldia Edizioni), ha pubblicato nel 2018 il romanzo partigiano "Fulmine è oltre il ponte" (Ed. Marotta&Cafiero)..

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